Lug 6, 2013 - Articoli    No Comments

Lu Štaijë (LO STAIO)

A San Salvo come nel resto d’Italia gli stipendiati erano i maestri, impiegati postali, comunali, ecc. che costituivano un buon partito perché come si diceva una volta tenavènë lu puànë assecurètë (avevano il pane assicurato).

L’artigiano viveva in virtù del baratto fatto con i contadini, forniva il proprio lavoro in cambio dei prodotti della terra, se non poteva essere pagato in denaro.

Vigeva una forma di pagamento detta dë lu Štaijë (staio) recipiente riempito fino all’orlo, era la sesta parte del contenuto di un sacco (come spiegato in un altro articolo, era la sàmuë  120 Kg) cioè nu muzzattë (mezzetto o moggio).

Alla raccolta del grano, le quantità concordate, remunerava il lavoro prestato dall’artigiano (sarto, barbiere falegname, maniscalco, ecc),nell’arco di un anno.

Stefano Marchetta

staio

Lu Štaijë (LO STAIO)

 

 

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Lug 5, 2013 - Articoli    No Comments

“La coštë dë màijë”

La coštë dë màijë (la salita di maggio), in questi tempi moderni in un mondo, dove abbiamo frigo e freezer pieni di ogni ben di Dio e supermercati aperti 24 su 24, è una frase senza senso.

Un tempo il mese di maggio era uno dei più tristi dell’anno, perché le dispense erano vuote o quasi vuote, per un errore di calcolo o per imprevisti ai quali si poneva riparo vendendo un po’ di grano.

L’unico pensiero era arrivare alla mietitura, per ricominciare l’anno avendo grano per fare il pane e la pasta e altro.

Nell’attesa si controllavano i campi alla ricerca di màrrë (spighe di grano) che si erano riempite in anticipo, le raccoglievano in piccoli mazzetti e si mettevano al sole a essiccare, per poi batterli raccogliere il grano, macinarlo e avere un po’ di farina per tirare avanti, per superare la coštë dë màijë.

 

Stefano Marchetta

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Chèssë è gnè cellettë ca na vèštë ma’ lu gruànë. 

(Questi sono come uccelli che non hanno visto mai il grano).

 

“Questo modo di dire, è riferito hai ragazzi che si apprestano a fare qualcosa che non hanno mai fatto, spaesati e senza esperienza”.

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Giu 30, 2013 - Articoli    No Comments

Zì Angèlë, il padrone del cinema “Biagino”.

Era 1970, ho la sensazione di tornare fanciullo in mezzo a questo ricordo che nonostante l’incombere degli anni è ancora vivo.

Avevo all’incirca otto anni, noi ragazzi stavamo giocando a pallone in un campo ricavato in mezzo a piante di ulivo, quando si senti forte una voce che gridava “ uagliò” (ragazzi), qualcuno di noi urlò che era il padrone del terreno e ci fu un fuggi, fuggi.

Solo io e altri due rimanemmo fermi perché avevamo riconosciuto zì Angèlë, il padrone del cinema Biagino, che con la mano faceva cenno di avvicinarci.

Quando fummo vicino a lui, ci chiese di aiutarlo a trasportare la legna, poiché la sua bianchina non poteva arrivare più vicina, ci armammo di buona volontà e incominciammo ad aiutarlo, finito il lavoro, lui ci invitò ad andare quella sera al cinema che saremmo entrati gratis, non era una cosa di tutti i giorni andare a vedere un film.

Tornati a casa e raccontato eccitati dell’accaduto, le nostre mamme ci ripulirono e lavati e pettinati ci trovammo all’appuntamento, appena arrivati zì Angèlë, ci invito a entrare subito perche le luci si erano appena spente.

Il film incominciò con una panoramica in riva al mare e delle figure in lontananza che correvano verso la telecamera, man mano che le figure divenivano più nitide, noi cominciammo a sgomitare fra noi perché quelle figure erano ragazze nude che sembravano voler uscire dallo schermo, non era un film hard era solo ricco d’immagini di nudi, era troppo per noi.

Quando si accesero le luci, i nostri volti erano rossi e sudati, tutti ci notarono e ogn’uno fece la sua battuta e l’ultimo esclamo “ Pìurë a lë pìggë i vè, la tàscë” (anche alle pulci viene la tosse) riferito a noi, tutti risero e incomincio il secondo tempo.

Tornammo a casa, felici che per una sera eravamo entrati nel mondo degli adulti, facemmo e vedemmo qualcosa che a quei tempi era un miraggio per ragazzi della nostra età.

Per noi significo scoprire un mondo nuovo, fantastico … meraviglioso.

Grazie zì Angèlë.

 

Stefano Marchetta                                          giardiniera

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