Mag 21, 2016 - Articoli    No Comments

Lu Tùcchë e la Màla Lòffë

Ricordo che un tempo noi ragazzini per designare chi doveva iniziare un gioco, facevamo a lu tùcchë (la conta) contare il numero dato dalla somma delle dita mostrate dai partecipanti al gioco, mentre le femminucce usavano la filastrocca “Ambarabà ciccì coccò” più conosciuta a livello nazionale.

«Ambarabà ciccì coccò, tre civette sul comò, che facevano l’amore, con la figlia del dottore; il dottore si ammalò: ambarabà ciccì coccò! »

O la filastrocca più paesana della “Màla lòffë”, le bimbe usando una canna (o altri oggetti) declamava la tiritera in sillabe, toccando i piedi delle compagnucce sedute su degli scalini in modo continuo e sceglierne una sull’ultima parola.

“Pìndë, pendùlë, pindòffë,

chì l’à fàttë la mala lòffë,

la fàttë lu chìulë puzzulèndë,

c’à ‘mbuzzenètë tùttë la ggèndë

e lë së fàttë pròprië tì”.

Inizialmente la filastrocca era nata ed era usata per scoprirne chi era il responsabile, quando si avvertiva uno sgradevole odore di una scarica corporale, (la cosi detta “loffa”).

L’operazione di accertamento avveniva scandendo sugli indiziati, in senso rotatorio, le sillabe della filastrocca, la colpevolezza era inesorabilmente attribuita a colui sul quale, cadeva l’ultima sillaba della filastrocca.

Marchetta Stefano

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