Browsing "Proverbi, Modi di Dire, tutto in una Parola."

Lu mònece abbruvugnàuse aripòrte la visàcce vùdde.

(Il frate timido riporta la bisaccia vuota)

Questo detto prende spunto dal fatto che una volta i frati a turno bussavano alle porte delle case in cerca di sostentamenti per il convento e chi si vergognava nel chiedere tornava con le mani in mano.

Sî devendàte gne l’àsene de Vassarìlle, chiàne de varlèse.

(Sei diventato come l’asino di Vassarìlle, pieno di piaghe).
Questo modo di dire era riferito a chi si faceva male in malo modo o era pieno di graffi sanguinanti, prentendo spunto dall’asino della famiglia Vassarìlle (nomignolo) che era sempre pieno di ferite e piaghe.

La Primiera…

Scàrtë frùscë e bàttë primìrë”.

Questo modo di dire prende spunto dal gioco de la primìre o de la passatèlle (della primiera o della passatelle) per mettere in risaldo quando una persona a qualcosa di buono e la scambia con una peggiore.

Di solito in questo gioco vengono date 4 carte con o senza scarto a seconda del numero dei partecipanti. Con 8 giocatori si danno solitamente 5 carte. Con un numero di giocatori superiore a 10 si danno 3 carte, con 1 carta in mezzo.

Valore delle carte. Le carte nella passatella hanno lo stesso valore della “primiera” nel gioco della “scopa”: 1 (asso) = 16 punti, 2 = 12 punti, 3 = 13 punti, 4 = 14 punti, 5 = 15 punti, 6 = 18 punti, 7 = 21 punti, 8 (donna) = 10 punti, 9 (cavallo) = 10 punti, 10 (re) = 10 punti.

Conteggio dei punti e scelta del padrone e sotto, ad ogni mano di carte, si tira il “padrone” e il “sotto”, risulta “padrone” il giocatore che, sommando il valore delle carte possedute, ottiene il punteggio più alto.

Il punto maggiore in assoluto è detto “frùsce”, rappresentato da 4 carte di segno uguale; segue, come valore, la “primìre” (la primiera) costituito da 4 carte ognuna di segno diverso: denari, spade, bastoni e coppe, nel caso due giocatori chiamano lo stesso punto prima di procedere nel far vedere il punto possono anche giocarsi una consumazione in uno scontro diretto.

Se non si ha né “frùsce” né “primìre”, vince la somma delle carte dello stesso seme.

 La particolare combinazione di asso, sette e sei dello stesso seme si chiama “55” ed è un punteggio superiore alla primiera (ovviamente non al frùsce).

Tutto quello detto e da non confondere con la “passatèlla” che si usa fare più comunemente ora, dove si può giocare fino a 40 persone dove una volta deciso il seme (denari, coppe, spade o bastoni), si danno le carte, chi ha l’asso riempie i bicchieri di birra e invita a bere, chi ha il tre può cambiare la destinazione del bicchiere se non piace l’invito o bere lui e poi chi ha il due può sbattere e si beve il bicchiere di birra o se vuole tutti e quattro se le scelte dell’asso o del tre non gli piacciono, ma se le scelte fatte dall’asso sono giuste il tre e il due non si pronunciano.

Comunque lo scopo del gioco è avere alla fine “l’olmo”, cioè quello che non ha bevuto neanche una goccia di birra.

Il cazzario in vernacolo.

Che càzze me ne frèche (Chi se ne importa).

Che càzze ne sàcce (Cosa ne so).

A la fàcce de lu càzze (Accidenti, perbacco).

Aja càzze (Mi fai passare la voglia).

Mò sò càzze (Imprevisto).

Chèzze da cacà (Situazione difficile da risolvere).

Ma chi càzze è quèsse (Chi è questo).

Che càzze vu’ (Che cosa vuoi).

Nnè fa’ ‘nu càzze (Fannullone).

Cacacàzze e scassacàzze (Persona assillante e petulante).

Gràzie a lu càzze (Situazione scontata).

Chèzza tue (Vendetta).

Fàtte le chèzza tue (A persona ficcanaso, impiccione).

Pagine:«1234567...36»
longton_rjv@mailxu.com