Apr 11, 2021 - Articoli    No Comments

Vitale Torricella e Bersabea Marchetta.

Su quella denominata una volta “Strada del Giardino” c’era la casa di Vitale Torricella e Bersabea Marchetta.

Nel sentire il nome della via, ci viene da pensare in automatico che sia via Roma, ma non è sicuro perché finora non sono state trovate mappe nell’archivio comunale che ce lo dimostrino, come mi ha confermato il mio amico e Storico Prof. Giovanni Artese.

Tra l’altro, quello che noi chiamiamo “Giardinetto” è stato creato in occasione della posa del Monumento ai Caduti come recita il documento del 4 novembre 1932 e in tale occasione quell’area fu anche chiamata “Parco della Rimembranza”.

Come diceva il sommo poeta:” La puntura de la rimembranza “.

Vitale Torricella nasce a San Salvo il 06-08-1803 primo di 4 fratelli, nel 1814 muore il padre Domenico e lui capì subito come figlio maggiore che doveva guidare la famiglia e proteggere i sui 3 fratellini di cui l’ultimo nato 48 giorni dopo la dipartita del loro genitore.

Scelse la sua futura moglie con largo anticipo, così dopo pochi mesi aver raggiunto la maggiore età sposa il 29-12-1821 la sua coetanea Bersabea Marchetta figlia di Carmine e Cristina Cilli, la giovane coppia ebbe 6 figli. Poi nel corso degli anni si sposarono i fratelli, Giovanni prese in moglie Nobile Di Gregorio, Nicola sposò Chiara Cilli e Michele sposò Giuseppa Fabrizio e tutti ebbero figli, tutto sembra il normale corso della vita di tante famiglie, qualunque persona sarebbe portato a pensare e dire.

La cosa che mi ha sempre colpito e fatto riflettere di questo racconto che non si parla di una classica famiglia patriarcale dove esisteva la figura del PARE-PADRONE ma di fratelli con uguali diritti.

Vitale doveva essere sicuramente un uomo carismatico e caritatevole e che sia lui che la moglie dovevano essere brave persone e avevano preso a cuore la sorte dei loro famigliari e li avevano portati “Angèle angèle” a un traguardo sicuro, tanto è vero che i fratelli si erano totalmente affidati a questo padre putativo, senza nessun vincolo.

Loro si erano così affidati insieme alle loro famiglie, che un documento del 1846 sottoscrive che in quella casa vivevano 23 persone compresa la madre Fiora Napolitano di 69 anni, nessuno era andato via, una piccola comunità, all’interno della comunità Sansalvese.

Stefano Marchetta

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