Nov 9, 2014 - Articoli    No Comments

La Fàndë vicchië per il popolo.

Come tutte le comunità antiche, il filo conduttore che a permesso loro di sviluppare è stato l’acqua, sia era un fiume, un torrente o una sorgente esso era il bene più importante per le genti.

In questo tempo apriamo il rubinetto e arriva l’acqua per molti rimane difficile calarsi in un tempo dove se non eri andato a prendere l’acqua alla fonte non bevevi, non cucinavi e non ti lavavi.

A San Salvo la fonte vecchia era il fulcro delle famiglie, ogni attività era legata a essa.

Volendola paragonala ai nostri giorni la potremo associare al passeggio della villa comunale o dei portici, dove ci sono i negozi, dove questi diventano luogo d’incontro per tutti.

Così la vecchia fontana a parte andare a prendere l’acqua per la casa, diventava il luogo dove ci si scambiavano notizie e pettegolezzi, diveniva il luogo, dove i giovani andavano di buon grado ad abbeverare gli armenti per ordine dei genitori e poter incontrare le ragazze che a loro volta per dimostrare che erano pronte per il matrimonio, andavano a prendere l’acqua con la conca da portare in equilibrio sulla testa, con l’aiuto della spärë (CERCINE dal latino Circinus – Cerchio)  uno strofinaccio arrotolato a forma di corona.

Così facendo nascevano le prime simpatie fatti di sguardi e sorrisi a volte ricambiate e a volte no.

Stefano Marchetta

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La fàndë vicchië

Fontana Vecchia 1980 Fontana Vecchia 1980.le 2 cannelle  Le 2 cannelle.Conca Ragazza con la conca.La Spärë (Il CERCINE.  dal latino circinus = Cerchio) La Spärë (Il CERCINE. dal latino circinus = Cerchio).

conca Donna  Ritorno a casa

La Cànguë 'nghë la Fesserèllë La Cànguë ‘nghë la Fesserèllë.(Conca con coppa di rame con manico).

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Aijë veštë dë cavalliccë a càrrë.

(Ho visto di cavallucci a correre).

Questo modo di dire nasce da fatto che i giovani sono arroganti e senza esperienza e l’anziano che lo sa lo aspetta al varco per ricordagli che lui ci è passato prima.

 

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Nov 1, 2014 - Poesie in Vernacolo    No Comments

“N’attemë”

N’attemë e ‘ndèrrë,

allumbruvuèsë

së remàštë šterètë.

Niscìunë të canàscë,

chë sà a chë pinzìvë,

chë pruggittë tenìvë.

Štì fèrmë,

nin të mùvë,

chiànë, chiànë tì štì ‘ngnelènnë.

Së putìssë parlà

fòrsë më decìssë

“ Në é càlpë mà, é la mòrtë ca decèsë”.

Stefano Marchetta

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